La Germania Lettura di 2 minuti

I Germani

In battaglia, è vergognoso per un capo lasciarsi superare in valore dagli inferiori, ed è parimenti vergognoso per questi non eguagliare il coraggio del comandante. È, inoltre, marchio d'infamia e di vergogna per tutta la vita, ritornar salvo dal combattimento, quando il capo è caduto; poiché l'impegno più sacro per un gregario è quello di difendere e di proteggere il capitano, e di attribuire alla gloria di lui persino i propri eroismi: il capo combatte per la gloria, coloro che lo seguono combattono per lui. Se la tribù presso la quale sono nati si snerva nell'ozio di una lunga pace, molti giovani della nobiltà vanno spontaneamente presso quelle popolazioni che in quel momento sono impegnate in qualche guerra, perché la razza germanica è insofferente di pace: più facilmente si acquista gloria in mezzo ai pericoli, e soltanto con la violenza e con la guerra è possibile mantenere un grande seguito. I compagni, infatti, pretendono dalla generosità del capo quel cavallo atto alla guerra, quella lancia vittoriosa bagnata di sangue, poiché i pasti e in generale il trattamento che, per quanto semplice e rozzo, è, tuttavia, abbondante, tengono luogo di stipendio; soltanto con la guerra e con le rapine si possono procurare i mezzi per essere liberali e splendidi. Non sarà tanto facile il persuadere i Germani a lavorare la terra e ad aspettare il raccolto, quanto a sfidare il nemico e a conquistarsi l'onore delle ferite. Anzi, v'è di più, essi ritengono prova di ignavia e di viltà acquistare col sudore ciò che è possibile procurarsi col sangue.

Quando non vanno in guerra, trascorrono il tempo più nell'ozio che nella caccia, occupati a dormire e a mangiare, mentre i più forti e i più bellicosi se ne stanno senza far nulla, affidando alle donne, ai vecchi e ai più deboli tutte le faccende della casa e della famiglia, nonché la coltivazione dei campi: se ne stanno in ozio per uno strano contrasto della natura, questi uomini che amano l'inerzia e nello stesso tempo odiano tanto la pace.


Publio Cornelio Tacito, La Germania (98 d.C.). Capitolo XIV e XV.

Simone Sala