Il crepuscolo degli idoli Lettura di 4 minuti

Istinto

La formula più generale che sta alla base di ogni religione e di ogni morale è: «fa questo e quello, non far questo e quello — così sarai felice! Altrimenti...». Ogni morale, ogni religione è questo imperativo , — io lo definisco il grande peccato originale della ragione, l'immortale irrazionalità. Nella mia bocca quella formula si trasforma nel suo rovescio — primo esempio della mia «trasvalutazione di tutti i valori»: — un uomo ben riuscito, un «felice», deve compiere determinate azioni e ne evita istintivamente altre, e nei suoi rapporti con gli uomini e le cose introduce l'ordine che egli fisiologicamente rappresenta. In una formula: la sua virtù è l'effetto della sua felicità... Una lunga vita, una numerosa discendenza non sono il premio della virtù; la virtù stessa è piuttosto proprio quel rallegramento del metabolismo che, tra l'altro, ha per conseguenza anche una lunga vita, una numerosa discendenza, insomma il cornarismo. La Chiesa e la morale dicono: «una stirpe, un popolo sono rovinati dal vizio e dal lusso». La mia ragione ripristinata dice: quando un popolo va in rovina, quando degenera fisiologicamente, ne conseguono vizio e lusso (ossia il bisogno di stimoli sempre più forti e frequenti, come ogni natura esaurita conosce). Questo giovane impallidisce e avvizzisce anzitempo. I suoi amici dicono: «è colpa di questa e quella malattia». Io dico: il fatto che egli si sia ammalato, che non abbia resistito alla malattia, era già la conseguenza di una vita impoverita, di un esaurimento ereditario. Il lettore di giornali dice: «con questo errore il tal partito si rovinerà». La mia politica superiore dice: un partito che commette simili errori è finito — non possiede più la sua sicurezza istintiva. Qualsiasi errore in ogni senso è la conseguenza di una degenerazione dell'istinto, della disgregazione della volontà: con ciò si definisce pressappoco il cattivo. Ogni cosa buona è istinto — e di conseguenza facile, necessaria, libera. La fatica è un'obiezione,il dio si differenzia tipicamente dall'eroe (nel mio linguaggio: i piedi lievi, primo attributo della divinità).


Friedrich Nietzsche, Il crepuscolo degli idoli (1888). I quattro grandi errori — paragrafo 2.

Simone Sala