Al di là del bene e del... Lettura di 7 minuti

Rovesciamento di valori

Indubbiamente, per mostrare anche il bilancio negativo di tali religioni e mettere in luce la loro sinistra pericolosità, occorrerà infine dire che si paga sempre a caro prezzo e in maniera terribile il fatto che le religioni non siano nelle mani dei filosofi come strumenti di plasmazione culturale e di educazione, bensì governino a loro talento e in guisa sovrana, e vogliano essere per se stesse gli scopi ultimi e non mezzi accanto ad altri mezzi. V’è tra gli uomini, come in ogni altra specie animale, un residuo di tarati, di malati, di degenerati, di esseri difettosi, di necessari sofferenti; anche tra gli uomini i casi ben riusciti sono sempre l’eccezione, e persino se si tiene presente il fatto che l’uomo è l’animale non ancora stabilmente determinato, costituiscono una rara eccezione. Ma v’è di peggio ancora: quanto più elevato è il tipo che un certo uomo rappresenta, tanto più va aumentando l’improbabilità che costui riesca bene: il casuale, la legge dell’assurdo nell’intera economia dell’umanità si rivelano, in maniera quanto mai tremenda, nei loro più distruttivi influssi sugli uomini superiori, le cui condizioni di vita sono delicate, multiformi e difficilmente calcolabili. Orbene, come si comportano le due cosiddette massime religioni di fronte a questa eccedenza di casi mal riusciti? Esse cercano di conservare, di mantenere in vita quel che in qualche modo può essere conservato, anzi, per principio, fanno propria la causa di questa gente, in quanto religioni per sofferenti, dànno ragione a tutti coloro che soffrono della vita come di una malattia, e vorrebbero fare in modo che ogni altro sentimento della vita sia considerato falso e diventi impossibile. Sebbene si possa avere ancora una alta stima per questa delicata e sostentatrice sollecitudine, in quanto essa è ed è stata praticata, oltre che per tutti gli altri, anche per il più elevato tipo umano, fino a oggi quasi sempre anche il più sofferente: tuttavia in un calcolo globale le religioni esistite fino a oggi, vale a dire quelle sovrane, appartengono alle cause principali che mantennero il tipo «uomo» su un gradino più basso, e troppo esse conservarono di quel che doveva perire. Di qualcosa d’inestimabile si deve essere grati a esse; e chi è abbastanza ricco di riconoscenza, da non divenire povero dinanzi a tutto ciò che, per esempio, hanno fatto fino a oggi per l’Europa gli «uomini spirituali» del cristianesimo? Eppure, se davano conforto ai sofferenti, coraggio agli oppressi e ai disperati, un bastone e un appoggio ai bisognosi d’aiuto, se attiravano nei conventi e nei penitenziari dell’anima coloro che erano internamente distrutti e resi selvaggi dalla società: che cosa dovettero fare, oltre a ciò, per cospirare con tranquilla coscienza in modo talmente fondamentale alla conservazione di tutto quanto è malato e sofferente, cioè in realtà e in verità al deterioramento della razza europea? Rovesciare tutti gli apprezzamenti di valore – questo dovettero fare! E infrangere i forti, infettare le grandi speranze, rendere sospetta la felicità nella bellezza, spezzare ogni forma di autodominio, di virilità, di spirito di conquista, di bramosia di potere, ogni istinto proprio del tipo «uomo» più elevato e meglio riuscito, per trasformare tutto ciò in insicurezza, in angustia di coscienza, in autodistruzione, capovolgere anzi l’intero amore per quanto è terrestre e per il dominio sovra la terra in odio contro la terra e il terrestre – è stato tutto questo, invece, che la Chiesa si pose e dovette porsi come compito, sintantoché, nel suo apprezzamento, «smondanizzazione», «desensualizzarsi» e «uomo superiore» non finirono per fondersi insieme in un unico sentimento. Posto che si potesse percorrere con lo sguardo sarcastico e indifferente di un dio di Epicuro la commedia prodigiosamente dolorosa e tanto grossolana quanto sottile del cristianesimo europeo, io credo che non si finirebbe di stupirci e di ridere: non sembra infatti che per diciotto secoli abbia dominato in Europa la sola volontà di trasformare l’uomo in un sublime aborto? Ma chi con esigenze opposte, non più da epicureo, bensì con un qualche divino martello nel pugno si accostasse a questa quasi volontaria degenerazione e a questo intristimento dell’uomo, così come appaiono nell’europeo cristiano (in Pascal, per esempio), non dovrebbe gridare con rabbia, compassione e raccapriccio: «O voi balordi, presuntuosi compassionevoli balordi, che cosa mai avete fatto! Questo non era un lavoro per le vostre mani! Avete guastato e deturpato la mia pietra più bella! Che cosa non vi siete permessi voi!». – In altre parole, il cristianesimo è stato fino a oggi la specie più funesta di presunzione di sé. Uomini non abbastanza in alto né abbastanza duri per poter dare, come artisti, una forma all’uomo; uomini non abbastanza forti né lungimiranti per imporre, con una sublime vittoria sopra se stessi, la legge posta innanzi a tutte le altre, che prescrive i mille e mille modi di fallimento e di annientamento; uomini non abbastanza nobili per scorgere quale gerarchia abissalmente diversa e quale scissura di rango sussista tra uomo e uomo – tali uomini, con la loro «uguaglianza dinanzi a Dio», hanno avuto nelle mani fino a oggi il destino d’Europa, fintantoché si è venuta formando una specie rimpicciolita, quasi ridicola, un animale da gregge, qualcosa di condiscendente, di malaticcio e di mediocre, l’europeo di oggi...


Friedrich Nietzsche, Al di là del bene e del male (1886). L'essere religioso — paragrafo 62.

Simone Sala